Venerdì

7 Ottobre 2011

Sezione Sport

pag. 45

BASKET

Una stella illumina la D


SOLESINO. Un «marziano» per la serie D. Niente pelle verde o strane squame, ovviamente, ma 209 centimetri e 115 chili.
 E’ Damiano Brigo, centro padovano (è nato a Conselve 38 anni fa) passato da quest’estate in forza al Bc Solesino, formazione di serie D Regionale. Un lusso per la categoria, visto che il pivot arriva da un passato vissuto tra campionati nazionali, scudetti, salti di categoria e sfide giocate al fianco di campioni come Carlton Myers e Predrag Danilovic.
 Come finisce un giocatore del tuo calibro in una D Regionale?
 «Ho 38 anni e sono oggettivamente fuori dal mercato, visti anche i nuovi regolamenti federali. E questo nonostante l’anno scorso sia stato tra i protagonisti che hanno portato Brescia in Legadue. Ho ricevuto numerose offerte tra B e C, ma quasi tutte al Sud e nessuna mi ha convinto. Solesino è geograficamente vicina a dove vivo, Tribano, e qui conosco peraltro molte persone. Già da agosto mi allenavo con loro e ho acconsentito al mio tesseramento. Fino al 28 febbraio ho comunque la possibilità di accogliere altre offerte».
 Non ti senti un po’ troppo «fuori categoria»?
 
«Mi rendo conto che questa per me è una sgambata, che però voglio affrontare professionalmente, come ho sempre fatto. Il mio impatto è certamente notevole e lo si è visto già lo scorso weekend (20 punti e 14 rimbalzi). Dovrò solo abituarmi al metro arbitrale, per non vedermi attribuire falli inesistenti. Una cosa è certa: il mio avversario deve capire che, con l’esperienza e i chili che ho, io dall’area non mi muovo».
 Hai giocato con fuoriclasse che hanno fatto la storia del basket...
«Sì, e da ognuno ho appreso qualcosa. Penso alla mentalità di Myers, alla determinazione di Danilovic, alla classe di Brunamonti e Binelli, la spensieratezza di Savio, la costanza di Morandotti o a figure come Cliff Levingston o Bill Wennington, entrambi campioni Nba a fianco di Michael Jordan».
 E il peggior avversario mai incontrato?
 «La lista è altrettanto lunga. In Europa ho giocato contro un signore che si chiama Arvydas Sabonis, mentre al Mc Donald’s Open di Monaco nel 1993, quando era appena arrivato alla Virtus, mi sono trovato contro i Phoenix Suns di un tal Charles Barkley. Binelli, che per me era un colosso, al suo confronto era un fisichino...».
 Qual è il tuo futuro?
 «Devo essere sincero, anche se ho ancora tanta voglia di giocare e dimostrare il mio valore, a giugno ho provato a buttarmi nel mondo del lavoro. Ho trovato molti muri e mille porte chiuse. D’altra parte, dopo vent’anni di professionismo mi sono reso conto di aver vissuto in un mondo di ovatta, e che là fuori molte cose sono tiranne. Sarà difficile superare la fine di una carriera, soprattutto a livello mentale. Penso che comunque rimarrò nel mondo del basket, visto che la pallacanestro è l’arte che più mi riesce bene. Sono già allenatore e, chissà, non mi dispiacerebbe diventare giornalista sportivo».