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Venerdì

1 Luglio 2011

 

Nba, niente accordo Il lockout è realtà

Fallito anche l'ultimo incontro tra giocatori e proprietari. Saracinesca abbassata per qualche tempo quindi, come avvenne nel campionato 1998-99 quando il campionato si alleggerì di ben 32 partite


NEW YORK, 1 luglio 2011 - Alla fine non ci sono state sorprese. Allo scoccare della mezzanotte del primo luglio, infatti, è calato il sipario sulla Nba. Lo spettro del lockout si è così materializzato, come ampiamente previsto da un po’ tutti gli addetti ai lavori. Gli sportivi americani, già alle prese con la serrata della Nfl, adesso devono quindi convivere anche con il lockout Nba. Una situazione davvero paradossale per due dei tre sport più popolari (il terzo naturalmente è il baseball) del panorama a stelle e strisce. “Siamo reduci da una stagione fantastica, purtroppo però ci sono parecchi problemi di natura economica, sopratutto per le squadre delle città più piccole - commenta David Stern sottolineando il passivo di 300 milioni con il quale la Nba avrebbe chiuso il proprio bilancio quest’anno - non possiamo andare avanti di questo passo”.

CONTI DA SISTEMARE — Saracinesca abbassata per qualche tempo quindi, come avvenne nel campionato 1998-99 quando la Nba, a causa del lockout, fu costretta a disputare una regular season alleggerita di ben 32 partite. Come da copione nessun accordo dell’ultima ora. Troppo grande, infatti, il divario tra le pretese dei proprietari e le controproposte dell’associazione giocatori. Primo scoglio la percentuale di profitto della Lega destinata ai giocatori (il 57%) sotto forma di stipendi. I proprietari vogliono abbassarla drasticamente e la proposta dell’associazione giocatori, scendere al 54%, non soddisfa minimamente le pretese dei club. “Il vero problema è che le nostre posizioni sono veramente lontane - dice il presidente dell’associazione giocatori Billy Hunter - non vedo come si possa arrivare a un accordo”. La Lega, infatti, vuole chiudere i rubinetti per mettere a posto i suoi conti. Secondo le cifre di David Stern e soci (i giocatori però le prendono con le molle) ben 22 franchigie su 30 avrebbero i conti in rosso, una situazione insostenibile. Così per il nuovo contratto collettivo i proprietari vogliono partire da posizioni diverse. Un taglio generale dei salari ai giocatori (lo stipendio medio di un cestista Nba è di 5.8 milioni di dollari, decisamente superiore agli altri sport a stelle e strisce), meno flessibilità nella Salary Cap, accorciare la lunghezza dei contratti e renderli addirittura non garantiti.

 

FREE AGENT — Su quest’ultimo punto, che sembrava soltanto una tattica per spaventare Bill Hunter, però i proprietari hanno fatto subito retromarcia, sul resto, invece, è lotta serrata. Che cosa succederà adesso? Le due parti si prenderanno una pausa di riflessione e nel mese di luglio difficilmente ci saranno altri incontri. I giocatori Nba, però, non potranno più avere contatti con i propri tecnici e dirigenti fino al termine del lockout e non avranno accesso alle strutture delle franchigie. Chi nel Vecchio Continente tifava per il lockout magari per vedere sui parquet europei qualche giocatore Nba di primo piano però molto probabilmente rimarrà deluso. La Fiba, infatti, proprio per non fare un torto a David Stern, ha deciso che durante il lockout tutti i giocatori con un “valido contratto Nba” non potranno accordarsi con squadre europee (o sudamericane o asiatiche) senza un’autorizzazione della stessa federazione internazionale. In teoria quindi, il mercato europeo verrebbe aperto soltanto ai “free agent”.

 

ARMAGEDDON— Ma sull’interpretazione della frase “valido contratto” si discuterà parecchio. Secondo diversi procuratori e avvocati americani essendo i giocatori di fronte a una serrata (e non a uno sciopero volontario) sarebbero gli stessi proprietari a rinnegare la validità dei contratti chiudendo le porte di fronte alla forza lavoro. La Fiba stessa poi molto probabilmente darebbe il proprio ok a una “migrazione” Nba nel caso in cui l’intera stagione 2011-12 venisse cancellata a causa del lockout. Una situazione complessa che però non dovrebbe cambiare la sostanza. Il lockout, infatti, non porterà in dote al basket europeo nessun big della pallacanestro Nba. A meno che non si avveri la catastrofica previsione di Charles Barkley il quale sostiene che il prossimo campionato Nba non si disputerà perché i proprietari “vogliono l’Armageddon”. E’ ancora presto per arrivare a queste drastiche conclusioni, di certo le due parti sono lontanissime e districare la matassa lockout non sarà per nulla semplice.

Simone Sandri